Nonostante l’abitato attuale sia l’erede di un villaggio realizzato alla fine del 700’, in piena età borbonica, dal principe Giuseppe Beccadelli Bologna, in realtà lo straordinario territorio su cui si impianta S. Giuseppe Jato dovette costituire nei secoli un punto nevralgico economico-culturale della zona più ampia alto-belicina. Numerose appaiono, infatti, le tracce di popolamento fin dalla preistoria, come rivelano i numerosissimi elementi di interesse culturale e archeologico disseminati su di esso. Un territorio quindi che ha segnato, con le sue risorse e le sue caratteristiche morfologiche, la storia di quest’area, per la quale si propone un itinerario culturale articolato su un sistema di tre tematiche relative ai diversi aspetti che compongono l’identità paesaggistica della zona.

 


 

Sui sentieri della storia

Nel corso della storia, sia i sentieri naturali sia quelli antropici hanno determinato fortemente i percorsi dei collegamenti umani, attraverso le alte montagne che cingono la vallata. Attraverso questo itinerario sarà possibile percorrere questi sentieri e praticare dunque forme di ecoturismo.
I percorsi, essendo relativi ad aree differenti, nonché impegnativi a diverso livello, appaiono consigliabili da realizzarsi in momenti diversi o in giorni diversi.

 

 

Grotta Mirabella

Percorso lungo il sentiero che conduce alla grotta, elemento di condotta freatica carsica, composto da una galleria a sezione circolare, data dallo scorrimento di acqua e molto antica, nella quale sono visibili alcune pitture rupestri preistoriche .

Info
Da Masseria Chiusa (sulla provinciale per Palermo), seguire le indicazioni per la masseria fino al parcheggio; qui si lascia la macchina e si prosegue a piedi lungo il sentiero tabellato)

 

Sentiero della Scala Targia

Si tratta del cosiddetto sentiero delle neviere, ovvero buche circolari protette da muri in cui veniva conservata la neve.
Infatti, le neviere dei monti palermitani erano conche artificiali scavate alle quote più alte e nei versanti più freschi più adatti all’accumulo e al mantenimento della neve invernale. Accanto ad esse era costruito, con pietra locale, un edificio detto  “casa neviera”, che serviva sia come ricovero degli operai durante i giorni della lavorazione, sia per la custodia degli attrezzi e del materiale di lavoro.

Info
dalla SS 624 Palermo-Sciacca uscendo per Piana degli Albanesi e seguendo le indicazioni), il si diparte dalla regia trazzera e sale fino a Piano Fratantoni.

  • Scala della Targia – 1h 30min, 3,9Km,100 m salita, 170 discesa. Dall’abbeveratoio della Targia a Portella della Ginestra
  • Alle Neviere dall’Abb.toio della Targia – 1h 15min, 3,2Km, 300m di dislivello

 


 

Rurali devozioni

La maggior parte degli edifici religiosi di S. Giuseppe Jato è stata ricostruita dopo il 1831, data del terremoto, spesso anche grazie all’opera di alcuni mecenati, signori e principi proprietari di feudi, che investirono nella realizzazione di edifici sacri, templi per la devozione di questa popolazione ancestralmente legata al mondo rurale.
Questi edifici oggi compongono quello che è il patrimonio artistico-monumentale diffuso che si trova nel paese e ne disegna il profilo all’orizzonte. Diversi per epoca e concezione, questi edifici religiosi rappresentano un forte elemento identitario locale, costituendo anche gli scenari della vita sociale del paese.

 

 

Chiesa Madre

La chiesa a tre navate venne edificata nel 1792 e realizzata in stile neoclassico.

 

Madonna del Carmelo

Scenografico edificio, con la facciata in pietra nuda. All’interno si trova un quadro della Madonna con San Simone Stock, opera settecentesca del palermitano Giuseppe Velasquez.

Info
piazza del Carmine, nei pressi dell’antico cimitero

 

Madonna della Provvidenza

Ubicata nel centro cittadino, la chiesa per la patrona; edificata nel 1852 la chiesa custodisce l’immagine che la leggenda vuole esser stata ritrovata nel 1784 nel feudo Dammusi.

Info
corso Umberto I

 


 

Echi rurali:

il ruolo delle masserie

Anticamente utilizzate come magazzino e come riparo per contadini e pastori, di masserie in questa porzione di territorio alto-belicino ve ne sono molte e alcune molto antiche. Inoltre, laddove ci sono masserie si trovano anche corsi d’acqua e spesso anche i mulini, che costituiscono in quest’area “l’indotto pre-industriale “ della valle ottocentesca.
Le Masserie, tipico elemento del paesaggio rurale locale, erano poste in luoghi strategici del territorio, tutti connessi fra loro. Un caso emblematico è costituito dal sentiero che dalla Masseria Chiusa porta verso la Masseria Della Procura, che prende il nome dalla Procura della Corte, una Dogana posta sulla Regia Trazzera della Cannavera e che termina dove un tempo sorgeva il sito daziario dell’Arcivescovado di Monreale.

 

 

Masseria di contrada Dammusi

All’interno del feudo sul quale sorgeva il Casale dei Gesuiti del XVII secolo, si trova la masseria di contrada Dammusi, scelto poi come residenza estiva del principe Beccadelli Bologna e per questo conosciuta anche come “la casa del principe”. La masseria è anche dotata di una torre di avvistamento

Info
Contrada Dammusi snc – 90048 SAN GIUSEPPE JATO (PA)
Sede di un agriturismo

 

Masseria Chiusa

La masseria Chiusa ha origini antiche, dato che nel XIII secolo gli Armeni lavoravano le terre che ricadono attorno ad essa. L’edificio odierno di data al XV secolo, ma durante il XX secolo divenne sede di una cartiera che otteneva la carta con la macerazione degli stracci. La masseria era anche dotata di un particolare mulino con le macine messe in moto da una turbina che riceveva l’acqua
per “caduta”. Infatti, la condotta che portava acqua al mulino sospingeva il liquido fino alla botte di carico che si trovava sul tetto, facendo sì che l’energia per la turbina arrivasse direttamente dalla “caduta” dell’acqua.

Info
Masseria Chiusa (sulla provinciale per Palermo)